Volevo fare la cuoca. Ed anche un po' scrivere. Non ho fatto nè l'uno nè l'altro. E quindi nasce questo blog. Più che altro una seduta di autoaiuto.
venerdì 30 agosto 2013
lunedì 17 giugno 2013
Io e il tofu
Sono vegetariana da tanti anni, non tocco carne da millenni e mangio il pesce meno di una volta al mese, ma non ho mai sopportato nè il tofu nè il seitan, nè tutti gli altri simil carne.
Oltre a non essere d'accordo sul loro aspetto, non capisco perchè dovrei mangiare qualcosa che somiglia alla carne, non mi è mai piaciuto il gusto: troppo scivolosi, insipidi, di strana consistenza.
Nonostante questo, io insistevo a comprare il tofu, perchè mi dicevo che dovevo trovare per forza un modo di mangiarlo che non mi facesse senso.
E alla fine ce l'ho fatta.
Leggendo sui mille siti di cucina che frequento ho trovato una ricetta di lasagne in cui al posto della mozzarella c'era appunto il tofu.
Esperimento del sabato sera.
Divina, ed Enrico non si è nemmeno accorto che era tofu!!!!!
Per il ripieno della lasagna ho frullato un panetto di tofu da circa 200 gr con abbondante basilico, una quantità generosa di olio, circa 100 gr di pistacchi ( sostituibili con la frutta secca che si preferisce ), 10 pomodori secchi ( senza olio) e due cucchiai di panna di soia liquida in modo da compattare il trito.
Considerato che l'errore che faccio sempre con le lasagne è quello di farle seccare in cottura, stavolta ho prelessato i fogli di lasagna secca per circa 10 minuti in acqua bollente con un giro d'olio per non farle attaccare e poi ho iniziato a comporre la lasagna: uno strato di lasagna, uno di ripieno, e così via.
Il ripieno era tanto e io ho abbondato perchè volevo una lasagna morbida ma senza besciamella, e con quello che è avanzato ci ho condito il cous cous che ho mangiato a pranzo.
L'ho tenuta in forno un quarto d'ora, e alla fine ci ho tritato sopra una manciata di pistacchi.
Con una lasagna ho fatto pace con il tofu!
mercoledì 8 maggio 2013
e che non la provi la farina di lupini?
Da Capoverso si possono trovare gli alimenti più particolari e salutari, alternativi rispetto a quelli che trovi al supermercato e io posso vantarmi di averli provati quasi tutti!!!
Dall'ultimo ordine di farine è arrivata la farina di lupini e che fai non la provi???????
Questa Farina è ottenuta dalla delicata macinazione dei lupini essiccati e leggermente tostati e da un punto di vista nutrizionale è particolarmente ricca di proteine, povera di carboidrati e ricchissima di fibre.Esteticamente è una bella farina di color giallo, con un profumo che a me ricorda le castagne.
Considerato che era la prima volta che la provavo non mi sono fidata a farci una torta, che magari non si sarebbe gonfiata e poi mi toccava buttare tutto, quindi ho deciso di realizzarci dei biscotti, più facili da gestire.
Non conoscendone nemmeno il sapore, ho mischiato a 100 gr di farina di lupini 100 gr di farina di cocco, aggiungendo anche 100 gr di farina integrale. Ho setacciato le farine insieme e ho aggiunto 100 gr di zucchero.
Ho preso una bella tavoletta di cioccolato fondente da 150 gr e da metà ne ho ricavato dei riccioli e dall'altra metà cacao grattuggiato grosso.
Per amalgamare ho aggiunto una tazzina di olio si semi e latte di avena ( avevo quello, ma va bene quello di soia o di riso) fino a far raggiungere all'impasto la consistenza di una pasta frolla.
Ho messo il tutto nel frigo per mezz'ora e con l'impasto ben freddo ho ricavato delle palline che ho schiacciato e cotto in forno a 180 gradi per 20 minuti.
Ad Enrico non ho detto di cosa erano fatti, solo dopo che li ha assaggiati ho rivelato la milionesima stregoneria....
Comunque sono buoni e l'aroma di castagne che sentivo nella farina si sente anche nei biscotti.
Dall'ultimo ordine di farine è arrivata la farina di lupini e che fai non la provi???????
Questa Farina è ottenuta dalla delicata macinazione dei lupini essiccati e leggermente tostati e da un punto di vista nutrizionale è particolarmente ricca di proteine, povera di carboidrati e ricchissima di fibre.Esteticamente è una bella farina di color giallo, con un profumo che a me ricorda le castagne.
Considerato che era la prima volta che la provavo non mi sono fidata a farci una torta, che magari non si sarebbe gonfiata e poi mi toccava buttare tutto, quindi ho deciso di realizzarci dei biscotti, più facili da gestire.
Non conoscendone nemmeno il sapore, ho mischiato a 100 gr di farina di lupini 100 gr di farina di cocco, aggiungendo anche 100 gr di farina integrale. Ho setacciato le farine insieme e ho aggiunto 100 gr di zucchero.
Ho preso una bella tavoletta di cioccolato fondente da 150 gr e da metà ne ho ricavato dei riccioli e dall'altra metà cacao grattuggiato grosso.
Per amalgamare ho aggiunto una tazzina di olio si semi e latte di avena ( avevo quello, ma va bene quello di soia o di riso) fino a far raggiungere all'impasto la consistenza di una pasta frolla.
Ho messo il tutto nel frigo per mezz'ora e con l'impasto ben freddo ho ricavato delle palline che ho schiacciato e cotto in forno a 180 gradi per 20 minuti.
Ad Enrico non ho detto di cosa erano fatti, solo dopo che li ha assaggiati ho rivelato la milionesima stregoneria....
Comunque sono buoni e l'aroma di castagne che sentivo nella farina si sente anche nei biscotti.
lunedì 6 maggio 2013
Quando siamo stati in Umbria
Per il nostro anniversario di matrimonio siamo stati in provincia di Perugia, e la prima sera siamo andati a mangiare in un posto delizioso trovato dal mio dolce maritozzo. Tra le mille pietanze che abbiamo assaggiato la più buona e la più caratteristica è stata una zuppa di lenticchie favolosa che ho riprodotto appena tornati a casa.
Le lenticchie, circa 150 per due persone, sono state cotte in pentola a pressione per 25 minuti dopo il fischio: la qualità umbra di Castelluccio richiede una cottura piuttosto lunga, quindi magari con altri tipi è probabile che debbano cuocere di meno. In ogni caso devono essere cotte ma non sfatte.
Le ho lessate con tre foglie di salvia autoctona del Trullo e una manciata di sale.
A parte ho altrettanto lessato una patata bella grossa a piccoli pezzi in acqua salata insieme ad una carota piccola tagliata minuscola.
Cotti tutti gli ingredienti li ho assemblati, facendo un soffritto appena accennato con lo scalogno, rosolando patata e carote e poi unendo le lenticchie con la loro acqua di cottura.
Un giro d'olio, meglio se al peperoncino e se si vuole una manciata di cannolicchi, a me piace più senza!
Le lenticchie, circa 150 per due persone, sono state cotte in pentola a pressione per 25 minuti dopo il fischio: la qualità umbra di Castelluccio richiede una cottura piuttosto lunga, quindi magari con altri tipi è probabile che debbano cuocere di meno. In ogni caso devono essere cotte ma non sfatte.
Le ho lessate con tre foglie di salvia autoctona del Trullo e una manciata di sale.
A parte ho altrettanto lessato una patata bella grossa a piccoli pezzi in acqua salata insieme ad una carota piccola tagliata minuscola.
Cotti tutti gli ingredienti li ho assemblati, facendo un soffritto appena accennato con lo scalogno, rosolando patata e carote e poi unendo le lenticchie con la loro acqua di cottura.
Un giro d'olio, meglio se al peperoncino e se si vuole una manciata di cannolicchi, a me piace più senza!
vista dalla camera da letto in Umbria |
venerdì 5 aprile 2013
La pasta di Giorgione
...no del pittore, ma del panciuto personaggio della trasmissione " Giorgione orto e cucina" che va in onda sul canale del Gambero Rosso.
E' una trasmissione da vedere: c'è questo cicciottone di Giorgione che coglie la verdura dal suo orto dietro casa ( tra l'altro il mio sogno. No Giorgione, l'orto dietro casa) e poi prepara ricette che definirle iper caloriche non rende assolutamente l'idea.
L'ho visto mettere pancetta in ogni dove, burro anche per saltare una pasta e immagino che abbia colesterolo fin sopra le punte dei pochi capelli.
L'altro sabato ha fatto una pasta "leggera leggera" e visto che io volevo fosse ancora più leggera l'ho modificata, rendendola almeno vegetariana.
La pasta è con i cavolfiori e le mandorle, e nella versione originale c'era giusto due etti di burro, almeno due fette di pancetta e la crema di latte che altro non è che panna.
Io invece ho cotto in padella con un filo d'olio e acqua le cimette del cavolfiore e le ho fatte appassire per un bel po'.
Quando erano quasi una crema ho aggiunto tre cucchiai di latte di soia e tre cucchiai di ricotta, amalgamando bene e allungando anche con l'acqua di cottura.
A tre quarti di cottura della pasta l'ho risottata nella padella con il cavolfiore, aggiungendo delle mandorle frullate molto grossolanamente che avete tostato.
Non ho foto della pasta, e allora metto lo skyline del Trullo.
E' una trasmissione da vedere: c'è questo cicciottone di Giorgione che coglie la verdura dal suo orto dietro casa ( tra l'altro il mio sogno. No Giorgione, l'orto dietro casa) e poi prepara ricette che definirle iper caloriche non rende assolutamente l'idea.
L'ho visto mettere pancetta in ogni dove, burro anche per saltare una pasta e immagino che abbia colesterolo fin sopra le punte dei pochi capelli.
L'altro sabato ha fatto una pasta "leggera leggera" e visto che io volevo fosse ancora più leggera l'ho modificata, rendendola almeno vegetariana.
La pasta è con i cavolfiori e le mandorle, e nella versione originale c'era giusto due etti di burro, almeno due fette di pancetta e la crema di latte che altro non è che panna.
Io invece ho cotto in padella con un filo d'olio e acqua le cimette del cavolfiore e le ho fatte appassire per un bel po'.
Quando erano quasi una crema ho aggiunto tre cucchiai di latte di soia e tre cucchiai di ricotta, amalgamando bene e allungando anche con l'acqua di cottura.
A tre quarti di cottura della pasta l'ho risottata nella padella con il cavolfiore, aggiungendo delle mandorle frullate molto grossolanamente che avete tostato.
Non ho foto della pasta, e allora metto lo skyline del Trullo.
lunedì 11 marzo 2013
La soia fa benissimo ( e i biscotti pure)
Nell'attesa di poter entrare al Truzzo cinema, dove ho giurato di non mettere più piede, decidiamo di fare due passi nell'attigua libreria ( dove per entrare devi farti spazio tra le copie di Sfumature varie...come se mi servisse un altro motivo per non andare più in quel posto). Vado tra i libri di cucina e ci trovo un saggio di Veronesi ( l'oncologo e non il regista) che in un capitolo esaltava la soia in tutte le sue declinazioni come alimento antitumore, benefico per tutto il corpo.
E io avevo appena fatto i biscotti con la farina di soia....io brava!
La ricetta originale l'ho copiata dal blog di Sonia, ma io come al solito non ho tutti gli ingredienti quindi l'ho semplificata.
A 150 gr di farina di soia gialla, acquistata da Capoverso, ho aggiunto 150 gr di farina 00, 100 gr di zucchero di canna, tre cucchiai di fiocchi d'avena, cannella e zenzero a piacimento, m4 cucchiai di olio di semi di mais, e tanto latte di soia fino a che gli ingredienti non assumono la consistenza della pasta frolla, quindi una pasta solida e che si può lavorare per fare delle palline.
Ho poi aggiunto due cucchiai di scaglie di cioccolato.
Lasciata riposare la palla in frigo per un'ora, solo prima di fare le palline ho aggiunto una punta di bicarbonato.
Cuocere al forno per 20 minuti, a 180 gradi.
Buonissimissimi e leggeri.
Unico appunto: la farina comprata da me ha un sapore molto intenso di soia, quindi se non piace si può ridurre la quantità di farina di soia e aumentare quella normale, oppure mettere più cioccolato e più spezie.
E io avevo appena fatto i biscotti con la farina di soia....io brava!
La ricetta originale l'ho copiata dal blog di Sonia, ma io come al solito non ho tutti gli ingredienti quindi l'ho semplificata.
A 150 gr di farina di soia gialla, acquistata da Capoverso, ho aggiunto 150 gr di farina 00, 100 gr di zucchero di canna, tre cucchiai di fiocchi d'avena, cannella e zenzero a piacimento, m4 cucchiai di olio di semi di mais, e tanto latte di soia fino a che gli ingredienti non assumono la consistenza della pasta frolla, quindi una pasta solida e che si può lavorare per fare delle palline.
Ho poi aggiunto due cucchiai di scaglie di cioccolato.
Lasciata riposare la palla in frigo per un'ora, solo prima di fare le palline ho aggiunto una punta di bicarbonato.
Cuocere al forno per 20 minuti, a 180 gradi.
Buonissimissimi e leggeri.
Unico appunto: la farina comprata da me ha un sapore molto intenso di soia, quindi se non piace si può ridurre la quantità di farina di soia e aumentare quella normale, oppure mettere più cioccolato e più spezie.
mercoledì 20 febbraio 2013
Tanti dolci per curare freddo e mal di schiena.
Fa freddo, e io quando ho freddo ho bisogno di una dose aggiuntiva di zucchero. Regge come alibi? Aggiungo a mia discolpa che la scorsa settimana ho avuto mal di schiena e quindi ho dovuto premiare il mio fisico debilitato.
Va beh insomma, ho fatto una quantità di dolci da far venire il diabete anche ai gatti.
Ho iniziato facendo delle ciambelline di cocco e cioccolato fondente. A 100 gr di farina di cocco ho aggiunto 150 gr di farina integrale ( per tacitare i sensi di colpa), 100 grammi scarsi di zucchero di canna, un vasetto di yogurt bianco che languiva in frigo, mezza banana schiacciata e latte di soya qb per ottenere un impasto liscio ( non oltre il bicchiere perchè avevo già messo lo yogurt). Ho poi grattato una tavoletta di cioccolato fondente e mischiato il tutto per poi vuotare la crema nel mio nuovo e meraviglioso stampo di silicone per ciambelline (regalo del maritozzo adorato).
20 minuti in forno e il risultato è stato meraviglioso...finite nel giro di due giorni.
Altro dolce libidinoso prodotto sono state delle girelle di pasta di pane un po' particolari, realizzate con una patata lessa schiacciata nell'impasto e il latte di soya caldo al posto dell'acqua.
Procedendo con ordine ( e non come una ubriaca) venerdì sera ho rinfrescato la pasta madre come al solito, cioè con acqua tiepida e farina fino ad ottenere una crema liscia e che fa le bolle.
Il sabato mattina ho preso due cucchiai abbondanti di pasta madre e li ho allungati con un bicchiere e mezzo di latte di soya caldo. Ho schiacciato la patata lessa e l'ho mischiata a 250 gr di farina integrale, due cucchiaini di cannella, 100gr di zucchero di canna, 50 gr di uvetta passa ammollata, due cucchiai di spremuta di arancia e la buccia di mezza arancia.
Ho impastato con amore ed energia ed ho lasciato lievitare nel forno chiuso, e con un bicchiere di acua calda vicino.
Dopo due ore ho impastato di nuovo e lasciato riposare un'altra ora.
Dopo l'ultima lievitazione ho preso dei pezzetti di pasta e fra due mani ho fatto dei fili lunghi circa 15 cm che poi ho ripiegato su loro stessi a formare delle girelle.
Ok non sono brava nelle descrizioni, ma la foto sotto può essere esplicativa.
In forno per 25 minuti, o fino a quando si dorano in superficie.
Attenzione a non tenerle troppo nel forno che si seccano e poi le tirate al cane.
Va beh insomma, ho fatto una quantità di dolci da far venire il diabete anche ai gatti.
Ho iniziato facendo delle ciambelline di cocco e cioccolato fondente. A 100 gr di farina di cocco ho aggiunto 150 gr di farina integrale ( per tacitare i sensi di colpa), 100 grammi scarsi di zucchero di canna, un vasetto di yogurt bianco che languiva in frigo, mezza banana schiacciata e latte di soya qb per ottenere un impasto liscio ( non oltre il bicchiere perchè avevo già messo lo yogurt). Ho poi grattato una tavoletta di cioccolato fondente e mischiato il tutto per poi vuotare la crema nel mio nuovo e meraviglioso stampo di silicone per ciambelline (regalo del maritozzo adorato).
ciambelline e libro meraviglioso |
Altro dolce libidinoso prodotto sono state delle girelle di pasta di pane un po' particolari, realizzate con una patata lessa schiacciata nell'impasto e il latte di soya caldo al posto dell'acqua.
Procedendo con ordine ( e non come una ubriaca) venerdì sera ho rinfrescato la pasta madre come al solito, cioè con acqua tiepida e farina fino ad ottenere una crema liscia e che fa le bolle.
Il sabato mattina ho preso due cucchiai abbondanti di pasta madre e li ho allungati con un bicchiere e mezzo di latte di soya caldo. Ho schiacciato la patata lessa e l'ho mischiata a 250 gr di farina integrale, due cucchiaini di cannella, 100gr di zucchero di canna, 50 gr di uvetta passa ammollata, due cucchiai di spremuta di arancia e la buccia di mezza arancia.
Ho impastato con amore ed energia ed ho lasciato lievitare nel forno chiuso, e con un bicchiere di acua calda vicino.
Dopo due ore ho impastato di nuovo e lasciato riposare un'altra ora.
Dopo l'ultima lievitazione ho preso dei pezzetti di pasta e fra due mani ho fatto dei fili lunghi circa 15 cm che poi ho ripiegato su loro stessi a formare delle girelle.
Ok non sono brava nelle descrizioni, ma la foto sotto può essere esplicativa.
In forno per 25 minuti, o fino a quando si dorano in superficie.
la foto è decisamente migliore della mia descrizione |
lunedì 18 febbraio 2013
La marmellata più buona del mondo
Come ogni anno dalla generosa Sicilia ci sono arrivate due casse di vere arance siciliane, e come ogni anno io sperimento nuove ricette per smaltirle.
Quest'anno ho voluto fare la marmellata e cercando un po' in giro ho trovato questa ricetta favolosa che ho rielaborato. E' venuta fuori la marmellata più buona che io abbia mai prodotto e mangiato ( se escludiamo la marmellata di castagne di Sonia).
Per 2 chili di arance servono 800 gr di zucchero di canna, 200 gr di noci, 200 gr di uvetta che intanto che fate il resto va fatta riprendere in acqua calda.
La buccia delle arance va grattugiata con una grattugia a fori larghi, senza arrivare fino al bianco che sennò è amaro.
Le arance poi vanno pelate a vivo.
Confesso che il mio pelamento a vivo ha lasciato un po' a desiderare, ma la marmellata è venuta ottima lo stesso; il consiglio per il pelamento è di farlo dentro una ciotola, così evitate di perdere il succo che inevitabilmente vi colerà sulle mani.
Le arance ormai pelate e il loro succo vanno messi mezz'ora sul fuoco senza nient'altro; al termine della mezz'ora io ho dato una frullata con il mini pimer.
Poi si aggiungono le scorze, le noci tritate grossolane e l'uvetta ammollata e si lascia sul fuoco fino a che la consistenza non vi soddisfa.
La mia marmellata non si è molto solidificata, anche perchè le arance hanno pochissima pectina; se si vuole un effetto più sodo o si aggiunge mezza mela frullata, oppure si aggiunge un preparato per addensare ( no colla di pesce). Io sconsiglio entrambi i metodi, perchè anche se non è come quella che comprate è meravigliosa lo stesso, ma quello dipende dai gusti.
Fatta la marmellata, si invasa ancora calda e si vuole si mette a bollire per sterilizzarla, così dura di più.
E' talmente buona che l'ha mangiata anche il maritozzo che di solito non mangia le marmellate che non provocano diabete fulmineo.
Io sono ormai all'ultimo barattolo e sono già in crisi di astinenza
Quest'anno ho voluto fare la marmellata e cercando un po' in giro ho trovato questa ricetta favolosa che ho rielaborato. E' venuta fuori la marmellata più buona che io abbia mai prodotto e mangiato ( se escludiamo la marmellata di castagne di Sonia).
Per 2 chili di arance servono 800 gr di zucchero di canna, 200 gr di noci, 200 gr di uvetta che intanto che fate il resto va fatta riprendere in acqua calda.
La buccia delle arance va grattugiata con una grattugia a fori larghi, senza arrivare fino al bianco che sennò è amaro.
Le arance poi vanno pelate a vivo.
Confesso che il mio pelamento a vivo ha lasciato un po' a desiderare, ma la marmellata è venuta ottima lo stesso; il consiglio per il pelamento è di farlo dentro una ciotola, così evitate di perdere il succo che inevitabilmente vi colerà sulle mani.
Le arance ormai pelate e il loro succo vanno messi mezz'ora sul fuoco senza nient'altro; al termine della mezz'ora io ho dato una frullata con il mini pimer.
Poi si aggiungono le scorze, le noci tritate grossolane e l'uvetta ammollata e si lascia sul fuoco fino a che la consistenza non vi soddisfa.
La mia marmellata non si è molto solidificata, anche perchè le arance hanno pochissima pectina; se si vuole un effetto più sodo o si aggiunge mezza mela frullata, oppure si aggiunge un preparato per addensare ( no colla di pesce). Io sconsiglio entrambi i metodi, perchè anche se non è come quella che comprate è meravigliosa lo stesso, ma quello dipende dai gusti.
Fatta la marmellata, si invasa ancora calda e si vuole si mette a bollire per sterilizzarla, così dura di più.
E' talmente buona che l'ha mangiata anche il maritozzo che di solito non mangia le marmellate che non provocano diabete fulmineo.
barattolo capovolto così perde aria e si può anche non bollire |
Io sono ormai all'ultimo barattolo e sono già in crisi di astinenza
lunedì 14 gennaio 2013
Castagnaccio lievitato (e senza pinoli)
Ovvero un non castagnaccio, ma una torta con farina di castagne e uvetta, non meno dignitoso di un classico castagnaccio.
Quando mia madre mi dà un compito culinario, io eseguo sempre a modo mio, cercando di sfogare almeno in questa parte della mia vita la creatività.
Avevo quindi la farina di castagne e un dolce da proporre a circa 20 persone ( eh si, siamo una famiglia numerosa....).
Avevo già sperimentato la simpatica a profumata farina, usata da sola e senza nessun'altra amica farina, e il risultato sono stati dei muffin che abbiamo mangiato con il cucchiaino, perchè si sbriciolavano appena li
toccavi...buoni ma eccessivamente friabili e frantumabili.
Questa volta l'ho mischiata alla farina 0 biologica e il risultato è stato migliore.
A 200 gr di farina di castagne ho mischiato 150 gr di farina bianca, 100 gr di zucchero, latte di soya fino ad ottenere un impasto che cola bene dal cucchiaio ( nè liquido, nè solido, una sana via di mezzo), mezza banana frantumata, lievito in polvere e uvetta in precedenza ammorbidita in acqua calda.
La torta ha cotto 45 minuti a 180 gradi.
Ho ricevuto i complimenti anche da mia madre...e infatti in settimana nevica a Roma.
Quando mia madre mi dà un compito culinario, io eseguo sempre a modo mio, cercando di sfogare almeno in questa parte della mia vita la creatività.
meglio di un castagnaccio |
Avevo già sperimentato la simpatica a profumata farina, usata da sola e senza nessun'altra amica farina, e il risultato sono stati dei muffin che abbiamo mangiato con il cucchiaino, perchè si sbriciolavano appena li
toccavi...buoni ma eccessivamente friabili e frantumabili.
Questa volta l'ho mischiata alla farina 0 biologica e il risultato è stato migliore.
A 200 gr di farina di castagne ho mischiato 150 gr di farina bianca, 100 gr di zucchero, latte di soya fino ad ottenere un impasto che cola bene dal cucchiaio ( nè liquido, nè solido, una sana via di mezzo), mezza banana frantumata, lievito in polvere e uvetta in precedenza ammorbidita in acqua calda.
La torta ha cotto 45 minuti a 180 gradi.
Ho ricevuto i complimenti anche da mia madre...e infatti in settimana nevica a Roma.
lunedì 7 gennaio 2013
pesto pazzo
Il pesto è uno di quei sughi che io piego ai miei voleri e alla mia dispensa e quindi più o meno ho fatto pesto con tutti gli ingredienti possibili ed immaginabili.
Sabato a sera avevo a cena delle persone a me tanto care che ho voluto inventare un nuovo sugo apposta per loro, cercando anche di consumare tutti gli avanzi delle feste appena passate.
Per Natale avevo comprato un secchio di frutta secca mista, ottima come inizio del pesto.
Ho iniziato ad aprire noci, nocciole e mandorle fino a circa 200 gr di prodotto e le ho frullate.
Nella dispensa avevo poi dei pomodorini secchi e allora ho frullato anche loro insieme alla frutta secca, ottenendo una crema non troppo fina che ho lasciato consolidare in frigo per due ore.
Al momento di condire la pasta ho riscaldato il pesto aggiungendo un giro d'olio, due mestoli dell'acqua di cottura e due cucchiai di ricotta fresca, cercando di amalgamare tutto.
Ho poi scolato la pasta molto al dente e ho finito la cottura in padella aggiungendo acqua di cottura quando il sugo si asciugava troppo.
Questo metodo di cottura della pasta è eccezionale: il sugo avvolge bene la pasta e tutto diventa molto più saporito ( e poi mi sento molto Masterchef a fare così....)
Sabato a sera avevo a cena delle persone a me tanto care che ho voluto inventare un nuovo sugo apposta per loro, cercando anche di consumare tutti gli avanzi delle feste appena passate.
Per Natale avevo comprato un secchio di frutta secca mista, ottima come inizio del pesto.
Ho iniziato ad aprire noci, nocciole e mandorle fino a circa 200 gr di prodotto e le ho frullate.
Nella dispensa avevo poi dei pomodorini secchi e allora ho frullato anche loro insieme alla frutta secca, ottenendo una crema non troppo fina che ho lasciato consolidare in frigo per due ore.
Al momento di condire la pasta ho riscaldato il pesto aggiungendo un giro d'olio, due mestoli dell'acqua di cottura e due cucchiai di ricotta fresca, cercando di amalgamare tutto.
Ho poi scolato la pasta molto al dente e ho finito la cottura in padella aggiungendo acqua di cottura quando il sugo si asciugava troppo.
Grazie agli ospiti befani |
Iscriviti a:
Post (Atom)